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In Calabria, il lavoro irregolare continua a essere una piaga strutturale, con numeri che fanno riflettere e impongono un cambio di rotta deciso e concreto. A lanciare l’allarme, con parole nette e una proposta operativa chiara, è Benedetto Di Iacovo, segretario generale di CONF.I.A.L., intervenuto sulle colonne della Gazzetta del Sud per commentare i dati forniti dall’INPS e proporre strumenti immediati contro il caporalato.
Calabria: il triste primato dell’irregolarità
Nel 2023, secondo i dati dell’INPS, in Calabria sono state registrate 365 aziende non in regola con i contratti e 1.264 lavoratori irregolari, impiegati soprattutto nel settore agricolo. Le ispezioni hanno fatto emergere che il 45,6% delle aziende controllate nel comparto agricolo calabrese impiegano personale in nero. Una percentuale altissima, che porta la regione a detenere il primato nazionale per tasso di lavoro irregolare. Seguono il settore dell’edilizia (69,1%) e l’industria (49,4%).
Si tratta di numeri che evidenziano un fenomeno profondo, sistemico, che riguarda non solo il mancato rispetto dei contratti, ma anche lo sfruttamento brutale di fasce deboli, spesso invisibili, della forza lavoro: migranti, giovani, disoccupati di lungo corso. Uomini e donne che vivono e lavorano in condizioni di marginalità assoluta, senza tutele e senza voce.
Di Iacovo: “Serve una Centrale di allarme emersione”
In questo contesto, Di Iacovo avanza una proposta forte e chiara: la creazione di una Centrale di allarme emersione. Si tratterebbe di un presidio stabile, operativo sul territorio, capace di monitorare in tempo reale le situazioni critiche, raccogliere segnalazioni, attivare ispezioni e, soprattutto, proporre soluzioni coordinate tra enti, sindacati e istituzioni.
“La nostra regione – dichiara Di Iacovo – non può più tollerare che il lavoro nero venga considerato normale o inevitabile. Servono strumenti nuovi, rapidi, efficaci. La Centrale di allarme emersione deve essere un punto di riferimento per chi vuole denunciare, per chi cerca protezione e per chi intende lavorare nel rispetto della legge.”
Un’iniziativa che va nella direzione di un sindacato non più solo difensivo, ma agente di sviluppo, come lo stesso Di Iacovo definisce CONF.I.A.L.: “Non possiamo limitarci a conservare i diritti acquisiti. Dobbiamo rappresentare le nuove figure del lavoro: i precari, gli autonomi, i rider, gli agenti di commercio, i lavoratori delle piattaforme digitali. Il sindacato del futuro non può essere fermo al Novecento.”
Una black list per le aziende che sfruttano
Accanto alla proposta della Centrale, Di Iacovo lancia un altro strumento operativo: la creazione di una black list nazionale delle imprese che utilizzano lavoro in nero, con la conseguente esclusione da ogni tipo di finanziamento pubblico.
“Chi sfrutta lavoratori irregolari non può ricevere fondi dallo Stato – afferma il segretario CONF.I.A.L. – È una questione di giustizia, ma anche di concorrenza leale: non si può continuare a premiare chi risparmia sulle spalle della dignità altrui.”
Questa misura, già adottata in altri Paesi europei, rappresenterebbe una vera e propria svolta nel contrasto strutturale al caporalato. Un meccanismo di responsabilità e trasparenza, che costringerebbe le aziende ad adeguarsi non solo per evitare sanzioni, ma per non perdere accesso a bandi, incentivi, agevolazioni.
Verso un nuovo patto per il lavoro
Le proposte avanzate da CONF.I.A.L. si inseriscono in un più ampio disegno di riforma delle relazioni industriali, che parte dalla consapevolezza che il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente, e che i modelli di rappresentanza devono evolversi di conseguenza.
Non basta più parlare genericamente di “diritti”: occorre costruire un nuovo patto, fondato su partecipazione, legalità e sviluppo sostenibile. E per farlo, è necessario rimettere al centro la persona, non solo come lavoratore, ma come cittadino.
CONF.I.A.L. è pronta a fare la sua parte: con proposte, azioni concrete e una visione moderna, inclusiva, partecipativa del sindacato.
Un sindacato che ascolta, che agisce, che costruisce.
Un sindacato che guarda al futuro.