Il Segretario Generale di CONF.I.A.L. Benedetto Di Iacovo commenta il fallimento del referendum 2025: un’occasione persa per i diritti dei lavoratori.

Il referendum dell’8-9 giugno 2025 si è chiuso con un dato amaro ma prevedibile: il quorum non è stato raggiunto. E con esso, si è spenta un’occasione reale per riaprire il dibattito pubblico sui diritti dei lavoratori, sul lavoro povero, sulla precarietà, sulla dignità del lavoro in un paese che continua a vedere salari in calo e tutele sempre più frammentate.

A denunciarlo con forza è Benedetto Di Iacovo, Segretario Generale di CONF.I.A.L., che fin dall’inizio aveva colto i limiti strategici e politici dell’iniziativa promossa dalla CGIL, pur sostenendone nel merito i contenuti. La Confederazione Italiana Autonoma Lavoratori aveva infatti invitato i cittadini a votare 5 SÌ, in linea con la sua visione partecipativa e attenta ai bisogni reali del mondo del lavoro. Ma lo aveva fatto in modo autonomo, responsabile e – come sempre – non ideologico.

“Quando si parla di diritti del lavoro – ha dichiarato Di Iacovo – un sindacato serio non può restare in silenzio. Ma partecipare significa anche saper distinguere tra la battaglia sui contenuti e la strumentalizzazione politica.”

Un confronto mancato e una scelta miope

Già prima del voto, CONF.I.A.L. aveva lanciato un segnale di apertura scrivendo direttamente al Segretario Generale della CGIL, Maurizio Landini, per proporre un confronto trasversale, costruttivo e non ideologico sul tema referendario. Nessuna risposta.

“Avevamo percepito che l’iniziativa potesse essere usata per fini politici, e purtroppo avevamo ragione. Abbiamo assistito a una gestione che ha privilegiato la visibilità personale e il collateralismo con alcune forze politiche, anziché puntare al risultato.”

La scelta della CGIL è stata quella di costruire attorno al referendum una narrazione di scontro tra blocchi politici, trasformando una consultazione su questioni tecniche e di merito in una sfida ideologica tra destra e sinistra.

Una linea che ha danneggiato proprio i lavoratori, quelli che avrebbero dovuto essere i primi beneficiari dell’iniziativa. Il risultato è stato la disaffezione, l’astensionismo e il fallimento dell’operazione referendaria.

Un’occasione sciupata per riformare il lavoro

La CONF.I.A.L. sottolinea come il referendum avrebbe potuto rappresentare una leva per riaprire il confronto sui diritti reali nei luoghi di lavoro, sulla necessità di rivedere una contrattazione collettiva ormai condizionata dalle grandi confederazioni, spesso più attente a mantenere posizioni che a garantire tutele effettive.

“In Italia – ha ricordato Di Iacovo – ci sono milioni di lavoratori poveri e irregolari. Una parte significativa del mercato del lavoro è coperta da contratti firmati senza reale rappresentanza. Il referendum poteva e doveva servire a dare voce a questi invisibili.”

E invece è stato ridotto a strumento di visibilità politica, in vista – secondo quanto denunciato da Di Iacovo – delle future candidature nei partiti promotori: PD, Movimento 5 Stelle, AVS.

Il valore del referendum: da strumento democratico a passerella politica

Il referendum, per la CONF.I.A.L., resta uno strumento democratico nobile, che va però maneggiato con serietà, visione e rispetto. Non può essere piegato a logiche identitarie, né ridotto a prova di forza tra schieramenti.

“Quando il risultato diventa secondario rispetto alla visibilità organizzativa o personale, si tradisce la fiducia dei lavoratori. E si compromette la credibilità stessa del sindacato.”

È per questo che la CONF.I.A.L. rivendica la sua totale autonomia da partiti e agende politiche, e il suo impegno per un sindacalismo moderno, inclusivo e rappresentativo, capace di dialogare con tutte le forze sociali e istituzionali, ma senza mai rinunciare alla propria indipendenza.

Il sindacato che guarda al merito, non al colore

Di fronte al fallimento della consultazione, molti cercheranno ora scuse: il caldo, il mare, l’astensionismo fisiologico. Ma la verità – sottolinea Di Iacovo – è che il disinteresse dei lavoratori nasce quando ci si allontana dai problemi reali e si trasforma ogni iniziativa in uno scontro ideologico sterile.

La CONF.I.A.L. guarda oltre, e continuerà a portare avanti le sue battaglie per:

  • un nuovo modello contrattuale equo e partecipativo
  • un salario minimo dignitoso
  • la riforma del sistema di rappresentanza sindacale
  • la centralità del lavoro come strumento di giustizia sociale

“Il nostro unico interesse – conclude Di Iacovo – è e resterà la tutela del lavoro e dei lavoratori. Sempre.”